Dicevamo, nel post precedente, che nonostante non si abbia ancora una consapevolezza medica e scientifica diffusa delle ragioni per le quali si va incontro a lesioni muscolari, sono state individuate nel tempo condizioni predisponenti che aumentano la possibilità statistica di incorrere in incidenti di queste genere. Conoscere tali condizioni può costituire per lo sportivo e l’atleta una buona base di partenza per una condotta ed una consapevolezza superiori.
È necessario però sottolineare come queste condizioni non siano né necessarie né sufficienti: è cioè possibile subire una lesione muscolare anche in assenza di tali fattori, mentre la presenza di uno o più di questi non porta necessariamente allo strappo o allo stiramento. Usate quindi sempre il vostro buon senso nelle vostre valutazioni!
Quello che sappiamo è che una lesione muscolare è dovuta alla concomitanza di fattori nervosi, biomeccanici e metabolici.
Diremo quindi che una persona che abbia subito una lesione muscolare ha più probabilità della media di presentare una o più delle seguenti situazioni:
Focolai settici: uno stato infettivo, ivi incluse carie dentarie ed influenze.
Umidità esterna elevata e bassa temperatura esterna: sono condizioni che possono alterare in maniera non uniforme la temperatura interna dei muscoli, la velocità di reazione allo stimolo nervoso, le sensibilità di coordinazione degli stimoli di contrazione e rilassamento, la densità dei liquidi intracellulari, i tempi di risposta elastica delle fibre.
Bassa temperatura interna locale: in un muscolo a bassa temperatura si presentano, amplificate, le condizioni descritte al punto precedente.
Squilibri elettrolitici nei liquidi corporei: idem.
Eseguire gesti intensi o inusuali se sistema nervoso, muscoli, articolazioni non sono ancora pronti (caldi) per quei gesti.
Una fibra contrattile molto dura: soprattutto in movimenti molto veloci o ad ampia escursione articolare, un muscolo duro (cioè ipertonico (duro alla palpazione) e poco allungabile) può mancare di quelle caratteristiche di adattamento elastico che favoriscono la fluidità di movimento. In questo contesto (che può essere paragonato ad una potete automobile che corra col freno a mano tirato), si possono creare vettori di scarico delle forze che possono, in un certo istante, sommarsi a danno di un’area muscolare specifica e molto ristretta.
Un grande squilibrio nelle qualità muscolari tra muscoli antagonisti: torneremo presto sull’argomento agonisti/antagonisti. Qui vorrei evidenziare che ogni volta che un insieme di muscoli si contrae per compiere un movimento, altri muscoli si allungano, in contrazione controllata, e contribuiscono alla fluidità ed accuratezza del movimento. Una forte differenza nelle qualità di questi due sottosistemi muscolari (in termini di forza, allungabilità, stato di fatica, eccitabilità nervosa, livello di allenamento, temperatura…) può alterare il sincronismo di azione creando, come nel caso precedente, vettori anomali di scarico delle forze.
Essere poco allenati: è forse il punto più banale della discussione: si può essere poco allenati e non subire mai un incidente muscolare. Tuttavia, peggiore è la condizione di forma e minore è la tolleranza dell’organismo a movimenti anomali o eccessivi, fatica neuromuscolare (soprattutto localizzata), disordine motorio.
Eccesso di allenamento: dovrei forse scrivere fatica cronica. Ma un atleta in stato di fatica cronica è sempre un atleta che si allena troppo e male in relazione alla propria capacità di gestire i carichi di lavoro, anche laddove i loro valori assoluti siano nella norma. Un atleta in fatica cronica è più suscettibile ad incidenti di un atleta poco allenato, perché aumentano i modi nei quali uno squilibrio si può manifestare.
Uno stato di notevole stress: è uno degli aspetti della fatica cronica, tuttavia può manifestarsi anche in forma acuta ed estemporanea per una situazione emotiva anomala contingente. È necessario però sottolineare che la sola dimensione quantitativa dello stress non è mai sufficiente per una sua valutazione, e che ne vanno presi in considerazione quantomeno gli aspetti qualitativi, reattivi e relazionali.
Una particolare combinazione di resistenze psichiche (dinamiche di saturazione, rifiuto, conflitto…) nei confronti della situazione, del ruolo, degli obbiettivi, dei comprimari della scena eccetera: in questo caso, l’incidente muscolare è uno dei modi nei quali le nostre istanze neurosomatiche rispondono all’ambiente. Poco da dire su questo punto.
Dal prossimo numero ci occuperemo della prevenzione delle lesioni muscolari. Scaldatevi bene!
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