Amo parlare di sport, ed insegnarlo. La teoria dell’allenamento, le tecniche di allenamento, la fisiologia dello sport, l’anatomia costituiscono per me uno dei linguaggi scientifici più affascinanti, forse perché esplorano come siamo fatti e come funzioniamo, e parlano di cosa possiamo.
Una delle difficoltà maggiori che il divulgatore trova rivolgendosi per iscritto ad un pubblico lontano è costituita dall’ambiguità delle descrizioni: se è facile mostrare un movimento o una posizione a chi ci vede, molto più complesso è descriverli a parole, soprattutto quando l’ambiguità intrinseca dei termini non sia stata risolta.
Naturalmente anche la scienza ha dovuto affrontare il problema della comunicazione; lo ha risolto con la definizione di un lessico il meno possibile ambiguo, e il più possibile accurato.
Per noi che vogliamo parlare e capire di sport, allenamento, esercizi, movimenti, condividere un lessico è forse la cosa più importante. Trovo estremamente affascinante che una frase come “attività aerobica-lattacida, 80% del massimo consumo di ossigeno”, che non dice nulla ai più, rivela di colpo il proprio messaggio tecnico a chi abbia semplicemente preso atto del significato dei termini (vi rimando ad esempio a questo articolo e ai seguenti).
Il primo motivo di ambiguità, nella comunicazione tecnico-sportiva, è probabilmente quello legato alle posizioni del corpo ed ai loro movimenti. Urge correre ai ripari!
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