Il lettore di una rubrica che tenevo anni fa su una nota testata italiana on-line un giorno mi scrisse: “Lo ammetto, qualunque cosa che ha l’appellativo ‘naturale’ suscita in me molti dubbi. Perché desiderare una terapia naturale e non chimica? Per molti versi la chimica migliora quello che si trova in natura. Cosa mi dici a riguardo?”
Si tratta di un quesito che in molti si pongono e che mi sembra valido tuttora; credo meriti un approfondimento.
Esistono diverse e svariate ragioni per le quali una persona può scegliere di curarsi con prodotti naturali anziché di sintesi.
Dell’idea risibile che le piante non abbiano effetti collaterali abbiamo già detto. Molti fanno questa scelta perché sentono le piante meno pericolose, meno aggressive, più “delicate”. Questo è vero (per fortuna) solo per le piante o i preparati poco efficaci, quelli così deboli da avere anche un debole effetto terapeutico.
Bisogna sottolineare che l’efficacia di una terapia parte dal 10-15% di riscontri positivi, cioè dal valore del placebo. Logico, quindi, che nel valutare la potenza oggettiva di un farmaco o di una terapia si debba considerare questo valore del tutto inefficace (diverso è il caso delle patologie ancora senza cura, per le quali il 17% di remissioni sarebbe da considerarsi ovviamente un miracolo).
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