La Nazionale australiana di rugby in allenamento.
Scrivevo nel post precedente che allenarci troppo, cioè trovarci spesso nella circostanza di riallenarci quando la fatica degli allenamenti precedenti non è stata del tutto smaltita non è un buon affare, e può portare ad un affaticamento cronico che, nel migliore dei casi, abbasserà notevolmente il nostro rendimento. Si parla in questo caso di carichi non allenanti (per eccesso).
Solitamente qualsiasi atleta arriva presto o tardi a determinare quali siano i suoi carichi allenanti massimi, o quantomeno impara istintivamente a mantenersene al di sotto: scelta saggia. Meglio fare meno che troppo, ad aumentare i carichi si fa sempre a tempo.
Naturalmente, chi sia interessato ad allenarsi seriamente sa che se potesse allenarsi di più avrebbe risultati migliori. È su questo presupposto che si basano molte pratiche dopanti: un aumento delle capacità di lavoro e di recupero. Gli steroidi anabolizzanti, ad esempio, permettono di allenarsi di più e più intensamente, recuperando in tempi minori. Ma c’è un modo per avvicinarsi a questi effetti senza ricorrere a farmaci pericolosi: la modulazione dei carichi.
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