Allenamento, fatica, supercompensazione: carico interno e carico esterno

Il Liverpool in allenamento

La squadra di calcio del Liverpool in allenamento

Oggi parleremo di un concetto assolutamente centrale per chi si allena con una certa serietà: quanto vale il nostro allenamento? Cioè, esistono dei criteri per pesarlo, in modo da poterlo dosare nel modo migliore?
Facile, si può pensare: chilogrammi, ripetizioni, densità, velocità; oppure distanze, ritmi, frequenza cardiaca, recuperi; oppure ancora…
Non esattamente.
Sappiamo che la nostra condizione atletica, la nostra forza, la nostra grinta in allenamento variano nel tempo non solo di giorno in giorno, ma anche di ora in ora. Tutti abbiamo sperimentato a volte una diversa sensazione di fatica anche facendo lo stesso allenamento, e giorni in cui sembra che potremmo spaccare il mondo alternati a giorni nei quali non abbiamo affatto voglia di allenarci.
Per capire cosa succede, e imparare a gestirci meglio, ci servono due concetti nuovi.
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Supercompensazione, magia della natura

L'Armata Rossa si mantiene, nonostante tutto, in forma

Giovani militari russi si allenano nello stretching

Una delle nostre qualità più straordinarie è la possibilità di cambiare. Nel corso del tempo possiamo modificare tantissimi aspetti della nostra vita, più di quanto normalmente si voglia pensare. Ma in questa sede vorrei  portare l’attenzione sui meccanismi di adattamento che, tramite l’allenamento, ci permettono di migliorare la nostra forma, le nostre abilità e le nostre prestazioni nel corso del tempo.
Intanto, vorrei notare che questi meccanismi si attivano solo laddove mettiamo un po’ in crisi certe nostre capacità: se salire le scale ci stanca, salendo abbastanza frequentemente le scale ci accorgeremo presto che la fatica che proviamo nel farlo si riduce. Se fatichiamo a sollevare dieci volte quel bilanciere, o a fare trenta ripetizioni di quell’esercizio di addominali, facendolo abbastanza frequentemente riusciremo a superare quei numeri, con la stessa fatica che facevamo prima. A quel punto potremo decidere se vogliamo migliorare ancora, o se ci basta mantenere quello stato di forma: se continueremo a fare lo stesso esercizio, con gli stessi parametri quantitativi, la nostra forma rimarrà stabile; se cercheremo di fare un po’ di più, andremo un po’ più avanti.

Alla base di questo meraviglioso gioco, che pare creare qualità dal niente, c’è un meccanismo fisiologico che sarà bene conoscere a fondo, per sfruttarlo al massimo.

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No pain ? No, gain !

La sofferenza di Dorando Pietri

Dorandi Pietri taglia il traguardo della maratona nelle Olimpiadi di Londra del 1908: una delle immagini più famose della storia dello sport.

Conoscete l’espressione inglese no pain, no gain? Credo sia molto famosa anche al di fuori dei Paesi anglosassoni. Significa più o meno “non c’è miglioramento senza sofferenza”. Nel corso dei decenni e di traverso alle culture questo adagio è stato declinato in tutte le possibili forme, arrivando ad assumere significati molto lontani dall’intenzione originaria, fino a trasformarsi in una sindrome psicologica piuttosto seria: la sindrome npng.

La sindrome npng è una malattia mentale; le sue radici si trovano in tutte le civiltà conosciute, ed oggi questa sindrome è diffusa a livello mondiale e si applica – ahimè – a tutti gli àmbiti del vivere. Chi soffre della sindrome npng è patologicamente convinto che non si possono fare progressi reali in una disciplina se non c’è stata sofferenza nello studio, o nell’allenamento.

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L’impostazione della seduta di allenamento – il defaticamento, uno dei segreti dei campioni

Tre fondisti africani al defaticamento dopo una gara

Tre fondisti africani al defaticamento dopo una gara

Dopo aver trattato la parte iniziale dell’allenamento o della gara – il riscaldamento – ci occupiamo oggi della coda, cioè del defaticamento. In questo modo tireremo le fila dell’andamento gaussiano, l’andamento più vicino ai ritmi dei fenomeni naturali, concetto-chiave che ci accompagna praticamente dal primo post.
Vedremo oggi che il modo in cui chiudiamo una sessione di allenamento o un impegno agonistico non è indifferente, e può influenzare il nostro recupero e il nostro benessere. È importante capire che tecniche quali riscaldamento e defaticamento, benché indubbiamente evolute, non sono esclusive di atleti professionisti o di alta qualificazione ma rappresentano il modo in cui le nostre fisiologie preferiscono funzionare, si tratti di salire le scale a piedi con le buste delle spesa, o di preparare un incontro di boxe o il saggio di danza della scuola. Eppoi, suvvia, perché non pretendere il meglio dai nostri allenamenti?

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